Mindfulness e Psicoterapia
Pubblicato da redazione
Fonte: Recensione e commento a “Mindfulness e Cervello” (2009) di D. Siegel a cura di Vito Petruzzellis
Le considerazioni qui riportate prendono spunto dalla sollecitazione espressa da Siegel nel suo ultimo volume “Mindfulness e Cervello” (2009), sulla utilità di integrare la meditazione all’interno delle pratiche psicoterapeutiche.
Questa problematica è affrontata da Siegel a partire dal racconto della sua esperienza diretta di partecipante ad una esperienza di pratica meditativa, e attraverso l’approfondimento delle questioni in un modo scientificamente fondato.
Offre così la possibilità non usuale di assistere al confronto tra il Siegel scienziato e terapeuta ed il Siegel persona, con le sue particolarità, le sue difficoltà, ed anche il suo bisogno di relazione e di conoscenza.
Provo a sintetizzare.
La concettualizzazione di Siegel si muove intorno a due cardini basilari del funzionamento mentale:
l’ integrazione mentale e la consapevolezza mindful.
L’autore sostiene infatti che la mindfulness, – orientamento scientifico che si richiama alla tradizione meditativa Vipassana, derivante dalla tradizione buddhista Thervada, integrata con la psicologia cognitiva di Aaron Beck – si rivela in grado di favorire le funzioni integrative della mente sia in ambito fisiologico che patologico.
Per descrivere le caratteristiche dell’ integrazione mentale fa ricorso alla metafora della ruota.Nel senso che i raggi rappresentano i tanti e diversi canali percettivi, mentre il mozzo ha la funzione di connetterli centralmente con le emozioni, i pensieri, le conoscenze, integrando i diversi aspetti propri della coscienza individuale e mantenendo al tempo stesso un asse di stabilità e di coerenza unitaria.
Come si può arrivare a cogliere l’ integrazione complessiva della mente?
Ad esempio attraverso alcune pratiche meditative ci si può avvicinare alla percezione di integrazione complessiva e ad un senso di piena coerenza interna
E si è constatato che questa particolare esperienza soggettiva corrisponde sul piano neurofisiologico, ad uno “stato di integrazione neurale che connette il corpo, il tronco dell’encefalo, le regioni limbiche e la corteccia” (Siegel p124)
Stato caratterizzato non solo dal simultaneo collegamento tra neuroni o aree cerebrali, ma soprattutto da una elevata sincronia neurale, che si evidenzia con la presenza di onde gamma all’EEG, corrispondente ad una oscillazione veloce ed all’unisono dell’attività elettrica cerebrale
In queste condizioni le reti neurali sviluppano una capacità di connessione particolarmente intensa e stabile, per cui il contenuto mentale diventa più pregnante ed impresso
Ed il fenomeno è ulteriormente ampliato dal coinvolgimento dell’area premotoria che, come si sa, è connessa al sistema dei neuroni specchio, e che permette di sintonizzarsi sullo stato emotivo degli altri individui e di capire meglio il senso e l’intenzione dei comportamenti osservati (Rizzolatti, Sinigaglia,et al,2006)
Siegel sostiene inoltre che questa condizione particolare di elevata connessione, ha una definita localizzazione cerebrale: la regione prefrontale mediale, area particolarmente attiva, insieme all’insula, in questi processi. L’aspetto rilevante è che il determinarsi dell’ integrazione cerebrale favorisce alcune capacità particolari, così sintetizzabili:
a)- maggiore facilità nel percepire e discriminare sensazioni, emozioni, ricordi, etc.,( cioè maggiore consapevolezza recettiva);
b)-maggiore facilità nel cogliere e quindi regolare le proprie emozioni,
c)- ampliamento qualitativo dei processi di pensiero e di comprensione dell’esperienza e delle relazioni.
Questa condizione che verrebbe appunto percepita soggettivamente come senso di coerenza interna, stato di benessere e di armonia e’ alla base di ciò che viene indicata come “consapevolezza mindful” da vari autori (Kabat-Zinn, Teadsdale,Siegel, etc
Integrazione e sintonizzazione interpersonale
Riprendendo da Siegel, il processo mentale di integrazione può essere considerato in particolare su due versanti, l’uno rivolto verso l’esterno relazionale e l’altro verso l’interiorità dell’individuo (Siegel,2009).
L’uno fa riferimento alla sintonizzazione interpersonale ed alla percezione delle situazioni di minaccia o di sicurezza e si basa essenzialmente sui meccanismi dell’empatia che permettono di avvertire i sentimenti e le emozioni degli altri individui. Questo sistema può innescare a seconda dei casi, reazioni vagali e simpatiche essenzialmente del tipo “attacco-fuga” o di “freezing” (tipo collasso), con tutti i correlati somato viscerali delle reazioni da stress che conosciamo
Similmente si può ipotizzare ( Siegel p127) un sistema di sintonizzazione interiore, definito auto-empatia che si basa sul costante monitoraggio degli stati interni dell’ individuo.
Questo sistema è anch’esso localizzato nella corteccia prefrontale mediale e porta alla percezione del sentimento di sicurezza, nel suo versante interiore, legato appunto all’insieme di segnalazioni interne positive.
Facilitazione al recepire e capacità di piena attenzione
Il sentimento di sicurezza, come si diceva legato all’empatia, all’autoempatia ed alla condizione di calma interiore, facilita una attenzione aperta e piena del campo complessivo dell’esperienza in cui l’individuo si trova.
Una condizione di piena apertura alle percezioni, di ascolto di se stessi, di sintonizzazione relazionale, che aiuta a cogliere pienamente l’esperienza nella molteplicità delle sfaccettature interrelate e che caratterizza la consapevolezza mindful appunto come capacità di piena attenzione e di piena presenza (momento per momento). Ciò chiarisce anche perchè il termine “meditazione” sia considerato un pò fuorviante in quanto richiama elementi mistici e di distacco riflessivo, invece di porre in evidenza le caratteristiche più collegate all’attenzione ed alla consapevolezza.
Neutralizzazione dell’attitudine automatica a reagire.
Ma c’è un’altra componente importante della facilitazione al recepire, che è legata alla disattivazione dei meccanismi che filtrano, orientano, e selezionano, in modo automatico, gli input percettivi.Una sorta di controllo che viene esercitato dal livello centrale sui canali e i sistemi percettivi .
Tale condizionamento discendente (Siegel 2009), interferisce continuamente e inconsapevolmente con gli input percettivi ,come primo filtro, di valutazione e di risposta, funzionante secondo schemi organizzatisi nel corso dello sviluppo personale e sostanzialmente rigidi e delimitanti.
Pertanto per poter percepire pienamente la realtà, con un atteggiamento meno schermato e più ”neutrale” è necessaria una “sospensione” dei meccanismi di filtro “giudicante”, del condizionamento discendente.
La pausa nell’attitudine automatica a filtrare e predefinire serve anche a far affiorare dei contenuti mentali non consapevoli. Che forse potremmo riferire (ma questo Siegel non lo chiarisce) sia a contenuti pre-riflessivi, del “substrato” neuropsicologico, sia psicodinamicamente “rituffati” nell’inconsapevolezza, sia a polarità di contraddizioni non dialettizzate e internalizzate.
Fermare il flusso delle percezioni, dei pensieri
In una condizione di mente sgombra e tranquillamente recettiva è allora possibile rendersi conto dell’emergere continuo di sensazioni, e anche di emozioni e di pensieri, in modo automatico e autonomo, e dunque non prodotti direttamente dalla intenzionalità pensante.
“Questa modalità di comprensione non concettuale, di semplice presenza mentale, attenzione cosciente a ciò che appare nella mente, apre la possibilità alla disidentificazione da “contenuti” mentali, un atto di profonda potenzialità terapeutica.”(Fabio Giommi, 2006)
Allenarsi a non in-seguire il flusso continuo delle sensazioni e dei pensieri, a non soffermarsi nel rimuginio incessante, serve alla funzione di integrazione autosservativa e riflessiva.
“Focalizzarsi sul respiro attiva uno stato sintonizzato che stabilizza la mente e permette non solo di calmarsi, di favorire il rilasciamento muscolare, ma anche di far emergere uno stato di auto-osservazione.
L’esperienza di riportare ripetutamente il focus dell’attenzione sul respiro costruisce la consapevolezza della consapevolezza”. (Siegel, 286)
L’ esercizio di attenzione consapevole crea la possibilità di rivedere eventi, situazioni, pensieri e affetti in una differente ottica ed in una modalità più estesa e poliedrica.
A partire da queste premesse, Siegel vede la meditazione come strumento appunto capace di migliorare l’integrazione mentale e il processo di consapevolezza e quindi utile su tre versanti:
– come aiuto al miglioramento del funzionamento personale,
– come incremento della resilienza, ovvero
— a fini terapeutici
E su questa base sostiene l’opportunità di affiancare e forse integrare psicoterapia e meditazione
E d’altra parte, come sostiene lo stesso Siegel, si può ritenere che tutte le conoscenze e le pratiche che si muovono in un percorso di ampliamento della consapevolezza mentale in senso lato e quindi le pratiche educative, la psicoterapia, le pratiche yoga, le pratiche meditative concorrono per certi versi all’ acquisizione di livelli più elevati di integrazione e di “tratti di consapevolezza mindful”. Consapevolezza che va intesa, come si è visto, come l’insieme di 3 componenti: recettiva, auto-osservativa e riflessiva.Quest’ultima legata all’esperienza del riflettere sulla propria mente, sul suo modo di funzionare e sulla mente degli altri.
In questo percorso, nell’orientamento proposto da Siegel, una delle questioni basilari riguarda il prendere piena cognizione dei meccanismi di selezione e di semplificazione che intervengono ad amputare e “distorcere” la percezione della totalità del proprio essere in una parzialità “addomesticata” e spesso adialettica, che ostacola l’apertura a nuovi apprendimenti ed a rielaborazioni critiche dell’esperienza e che contribuisce alla chiusura della coscienza individuale.
E le sue analisi forniscono indicazioni interessanti sulle basi scientifiche di queste metodologie che sono viste in una prospettiva integrabile con gli apporti provenienti da diversi campi del sapere come le neuroscienze, il cognitivismo, la teoria dei sistemi, i meccanismi psicodinamici, gli approcci umanistico-relazionali, etc.
Un limite in questa impostazione, riguarda la visione del processo di consapevolezza confinata ad un piano essenzialmente autoriflessivo che andrebbe ampliato al prendere coscienza delle matrici sociali della sofferenza psicologica, dei processi di internalizzazione di problematiche non dialettizzate, di stili relazionali e di attaccamento incongrui, nel percorso storico personale di ciascuno.
D’altra parte l’agire psicoterapeutico e più in generale le azioni finalizzate alla salute mentale, possono essere considerate come componenti “particolari” di un più ampio processo di consapevolizzazione critica e di crescita personale.
Benessere e sofferenza mentale
Nella visione di Siegel il concetto operativo di benessere mentale si basa sulle tre componenti del “triangolo del benessere: mente coerente, relazioni empatiche e integrazione neurale” (idem, 272).
E postula di conseguenza che siano proprio le difficoltà nel percorso di integrazione, a produrre adattamenti restrittivi e sconnessi e quindi condizioni di malfunzionamento e sofferenza psicologica, con caratteristiche specifiche in rapporto alle diverse dimensioni coinvolte.
Ad esempio se il flusso delle percezioni somatiche non è pienamente connesso, nella dimensione indicata come integrazione verticale, ciò impedirà di essere pienamente in contatto con tutti i sensi del proprio corpo, e di conseguenza “una persona è consapevole del proprio corpo: lo nota, ma senza sentirlo in modo diretto…….In uno stato non integrato di questo tipo, l’individuo è suscettibile a pattern di rigidità o a scoppi di caos”
E la direzione di sviluppo del lavoro terapeutico sarà quello di riavvicinarsi ad un sentire non concettuale e ingranato nell’attraversamento diretto dell’esperienza percettiva e progressivamente riconnesso. “Portare i mutamenti somatici al centro della nostra attenzione modifica ciò che possiamo fare con queste informazioni. Essere coscienti permette scelta e cambiamento” (Siegel,280)
“Questo è l’aspetto spesso stupefacente della riflessione: quando ci fermiamo e stiamo con la consapevolezza delle sensazioni corporee, l’integrazione di una mente riflessiva sembra prendersi cura di se stessa.” (idem, 282)
Una delle conseguenze e’ che “una maggiore consapevolezza dei segnali corporei permette via via una maggiore discriminazione e comprensione dei propri stati emotivi ed è essenziale per la loro regolazione.” (Giommi,Introduzione a “Mindfulness”,2006)
Nel modello proposto da Siegel, le altre tipologie di danneggiamenti nei processi di integrazione possono riguardare altre dimensioni quali l’ integrazione della memoria; l’integrazione narrativa; l’integrazione degli stati; l’integrazione temporale; l’Integrazione interpersonale; l’integrazione transrespirazionale.
E similmente possono essere messe in campo conseguenti metodologie che attraverso le “componenti di recettività, auto-osservazione e riflessività” possono aiutare nel lavoro interiore e nella “riparazione interpersonale”.
Formazione
Nella mindfulness l’apprendimento, la “pratica”, è vista come esercizio e allenamento sistematico e prolungato. Un punto fermo è che non ci si può basare solo sull’apprendimento concettuale, in quanto l’ acquisizione di un metodo, di una tecnica comporta il “farne esperienza dall’interno, da una prospettiva in prima persona” (Giommi,2006).
E l’apprendimento e la trasformazione si svolgono sia sul piano della comprensione intellettiva (osservare, conoscere, rendersi conto), sia sul piano dell’apprendere esperenziale (provando, sentendo, collegando in senso psicocorporeo sensazioni, pensieri, immagini, emozioni, etc.).
Questo porta a dare particolare rilievo alla dimensione del praticare, cioè dell’ apprendere, acquisire, sedimentare.
In tale impostazione tendono a confluire l’aspetto della cura intesa come insegnamento di vita di stampo filosofico umanistico e quello di terapia della sofferenza psicologica, come tecnica scientificamente fondata, rimanendo come questione aperta e non facilmente delineabile la collocazione della mindfulness all’interno di un sistema di riferimento assai più ampio di interdipendenza organismo-mondo.
Bibliografia essenziale
Bottaccioli “Psiconeuroimmunologia”,2003
Damasio “ Emozione e coscienza”,2000
Giommi,Introduzione a “Mindfulness”, 2006
M. Linehan, “Trattamento cognitivo-comportamentale del disturbo borderline” Rizzolati, Sinigaglia “So quel che fai”, 2004
Rispoli “Esperienze di base e sviluppo del sè” 2004
Segal,Williams,Teasdale “Mindfulness”, 2006
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